16 luglio 2018

Quella di lunedì e’ stata una giornata in cui si sono verificate due condizioni emotivamente contrastanti per lo stato d’animo dei soci del Milano Aquileia rimasti ancora a Milano.

Nel pomeriggio sono stati officiati i funerali della mamma del nostro socio Riccardo Santoro dove si e’ registrata una buona presenza di soci, a ulteriore dimostrazione, se mai ce ne fosse bisogno,della buona aria amichevole che si respira nel nostro Club mentre alla sera, l’hotel Enterprise è stato il palcoscenico del consueto aperitivo di fine stagione prima delle vacanze estive.

Come ogni anno in questa stagione c’è sempre un numero ristretto di soci presenti a questo evento, sono quelli che ancora sono a Milano, mentre molti altri (beati loro ) sono già in vacanza.In un accogliente giardino d’inverno coperto, al riparo dalla possibile pioggia, ben rinfrescati da un climatizzatore efficiente, tra le piante, eleganti banchetti mettevano in mostra cibi invitanti per colore e qualità offrendo persino l’opportunità di piatti preparati al momento.

La chiave del successo?Da una parte sicuramente la location, l’albergo del nostro socio Enzo Vedani, è una bella realtà per eleganza e qualità, dall’altra la professionalità di Marinella Vedani unitamente agli utili consigli della nostra attuale first lady Gloria.Non essendo previsto alcun argomento programmato da illustrare, i soci, in molti accompagnati dai consorti, si sono distribuiti lungo la sala e tra un racconto di un progetto di vacanza e qualche discorso a sfondo rotariano hanno trascorso una piacevolissima serata tanto che, dopo il discorso di augurio del presidente per le imminenti vacanze e l’arrivederci al prossimo appuntamento……. il tradizionale caminetto delle famiglie offerto dalla famiglia Chevallard, le lancette dell’orologio avevano abbondantemente passato le 22.00

Altro buon segnale che al Rotary Club Milano Aquileia si sta bene e il clima è quello giusto.

Buone vacanze a tutti !

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12 luglio 2018

Nella splendida cornice di Palazzo Reale abbiamo potuto visitare la mostra “Impressionismo e Avanguardie , una selezione di 50 capolavori provenienti da uno dei più importanti e storici musei americani: il Philadelphia Museum of Art. E’ stata una occasione unica per ammirare opere dei più grandi pittori a cavallo tra Ottocento e Novecento nel loro periodo di massima espressione artistica, in un allestimento studiato per valorizzare ogni singola opera e la storia di grande collezionismo americano.

Filadelfia è stata la capitale del collezionismo d’arte dalla metà dell’Ottocento e l’esposizione è il racconto di una storia che ha visto protagonista il suo museo ed i collezionisti che hanno contribuito al suo arricchimento. Iniziando dai fratelli Mary e Alexander Cassatt, primi a promuovere la “nuova” pittura, acquistando e trasferendo oltre Oceano tele importanti di artisti dell’epoca considerati con perplessità dal pubblico francese, e proseguendo con Samuel White, Louis Stern ed i coniugi Arensberg .

Ecco così una splendida successione temporale dell’evolvere delle tendenze pittoriche, dall’impressionismo di Renoir, Monet e Sisley al post impressionismo di Van Gogh e Gauguin, dalle avanguardie di Cezanne al cubismo di Braque e Picasso ed al surrealismo di Mirò.

Con la perfetta organizzazione di Francesco e guidati dalla bravissima guida Cristina i rotariani non ancora in vacanza hanno potuto godersi una splendida serata: per fortuna non c’erano partite dei Mondiali.

Un gruppo di 16 amici ha voluto poi continuare la serata da “ Valentino” per una pizza insieme: Filippo “prefetto perfetto” è riuscito ad organizzare a tamburo battente una piacevole tavolata. Abbiamo così potuto verificare la piacevole accoglienza del ristorante dopo la drammatica serata della “Palma”. Il precisissimo Ferdinando , non essendo cena rotariana, ha poi battuto subito cassa.

Un arrivederci a Lunedì da parte del presidente Luigi II per l’apericena di “ Buone Vacanze” .

Sabato 23 giugno 2018

Ogni fine di mandato porta con sé, inevitabilmente, un velo di malinconia: il ricordo delle azioni fatte; i risultati ottenuti, che non si attendevano così cospicui; il caldo piacere di lavorare in squadra, senza l’eterno confronto e l’abrasiva concorrenza; il senso piacevole di un’amicizia che non si pensava potesse radicarsi e diventare così profonda; la consuetudine – talvolta – degli amici caduti sul campo; il sentirsi ancora forte, attivo e reattivo, eppure più maturo, più soggetto all’inesorabile scorrere del tempo. Tutto questo diffonde un senso agrodolce sull’intera riunione, una contenuta gaiezza che caratterizza ogni movimento.

Poi, scatta l’analisi di quanto veramente siamo stati capaci di fare, in quest’anno e nei trentanove che l’hanno preceduto, prendendo come base il bellissimo Album della Memoria realizzato da Ignazio Chevallard, esso stesso parte non piccola dei prodotti dell’anno. Parafrasando la celebre frase detta da Neil Armstrong al momento dello sbarco sulla superficie lunare – Un piccolo passo per un uomo, un grande passo per l’umanità – possiamo dire che questo Album è un grande risultato offerto da una singola persona all’intero Club.

Leggi tutto: ROTARY AGRODOLCE CELEBRAZIONE DEL QUARANTENNALE DEL CLUB PASSAGGIO DELLE CONSEGNE

2 luglio 2018

Dinastie rotariane

A parole, nessuno vuole fare il presidente.

In pratica, è tutta un’altra cosa.

Ognuno ha le sue motivazioni; ma quasi tutti – con l’esclusione di un ristretto gruppo di riluttanti a ogni carica, di solito per ragioni familiari – prima o poi si lasciano convincere: conta ciò che si vede, non ciò che si sa). Soprattutto quando ciò che si sa è sbagliato: durante il mio anno di presidenza il prefetto (che fungeva anche da redattore del Bollettino) ebbe la bella pensata, recensendo un Interclub a sei, di criticare la qualità del vino servito nel più importante momento sociale dell’anno, la conviviale con tutto il corpo consolare. Ne uscì un pasticcio colossale, che arrivò fino al Governatore, con tanto di richiesta che il redattore diffamatore venisse, con orecchie basse e occhi fissi al terreno, a scusarsi in maniera ufficiale di fronte alle cariche riunite dei Club interessati.

Incredulo, stupefatto e conscio di essere, quanto al merito, dalla parte del torto, mi ero chiuso in difesa. Ma quando il mio omologo mi chiese a brutto muso: «Ma perché continui a difenderlo? È un cretino!» non potei che ribattere, come Theodore Roosevelt, 26° presidente degli Stati Uniti, in un’analoga situazione: «Sarà un cretino, ma è il mio cretino!» Ecco, sbaglierò, ma sono convinto che Luigi avrebbe risposto più o meno allo stesso modo. Perché dietro quell’atteggiamento solare e felice (una condizione cui molto deve la serena tranquillità dell’onnipresente Gloria) esiste una persona che sa ciò vuole e come ottenerlo. Lo si vede dai service scelti: un sensibile gruppo di intervalli tutti mirati al sociale, quindi con un certo scostamento rispetto agli anni precedenti, senza arrivare a un vero capovolgimento (si veda la presentazione del programma tramite diapositive Power Point).

Un programma ambizioso, ma pienamente fattibile. Anzi, necessariamente fattibile, per un presidente che ha avuto un bisnonno rotariano, un nonno rotariano, un padre rotariano, un suocero rotariano (il più giovane rotariano d’Italia, ai suoi tempi) e per ciliegino sulla torta una moglie per lungo tempo rotaractiana.

E per la casa già gattona un frugoletto in maglietta blu con la scritta futuro rotariano

18 GIUGNO 2018

Il Grande Gioco

Per avere l’intervento di Bepi Pezzulli abbiamo dovuto aspettare un po’, grazie anche ai ragazzi del suo studio, che l’avevano messo in stallo da overbooking rotariano. Ma ne valeva la pena. Decisamente.

Intanto, perché parla (a braccio) con una concisa precisione che ne rende possibile la comprensione anche da persone lontanissime dal suo settore: un medico, un architetto, un notaio, un agente turistico e così via. È una persona che conosce bene il suo mestiere e sa comunicarlo.

In secondo luogo perché, pur facendo un uso amplissimo dell’inglese (soprattutto per le sigle), lo usa in maniera rigorosa, senza compiacersene, e solo quando è funzionale al discorso. Purtroppo, è necessario intervenire sempre più spesso. L’avviso della conviviale recitava laconico «Brexit»: il che poteva dire tutto o niente. Poteva evocare ondulati pianori popolati da baffuti e compassati signori in giacche di tweed, rigorosamente con i rinforzi ai gomiti; poteva sognare le cabine rosse con lo stemma reale tutt’intorno a Trafalgar Square, dove gli adolescenti italiani - spediti dai genitori a fare uno stage in Gran Bretagna - più dell’inglese studiavano le Inglesi in minigonna o golfone di lana quattro dita sopra alle ginocchia (e niente di più! Sempre sia lodato il nome di Mary Quant!). Quelli che proprio non ce la facevano a rimorchiare potevano sempre provare a telefonare a Milano in teleselezione gratis, usando le nostre cinquanta lire che, per non so quali misteri meccanici, facevano scattare la gettoniera britannica. Potevano… Invece il Relatore, scartato il passato per il futuro, ci ha disegnato via via un’immensa ragnatela quadrimensionale (o addirittura penta dimensionale, se aggiungiamo la dimensione tempo) in cui le varie potenze “giocano” posizionandosi di volta in volta nel modo per loro migliore: USA, Cina, Regno Unito, Reame Saudita, Francia, Iran, e via così, e dove la Brexit non è un’alzata d’ingegno di un popolo un po’ reazionario, bensì una placca sotterranea che si muove aggressivamente influendo su quelle a lei più vicine, in un eterno balletto del potere.

Leggi tutto: LA BREXIT

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Di Riccardo Santoro

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