11 giugno 2018

Nuova vita all’Albero della Vita !!!

C’era tutto il nostro Club lunedì, nella sala delle conferenze della Biblioteca Ambrosiana, e non solo: Soci ordinari, Soci onorari, Rotaractiani ed Interactiani, il parterre delle Signore al gran completo, il Governatore del Distretto 2041, con la zazzera al vento ed il sorriso da un orecchio all’altro (chissà, forse pensava che il suo anno rotariano, denso di soddisfazioni ma anche di fatiche, volgeva al termine), il Prefetto ed il Vice-Prefetto della Biblioteca, il Governatore del Castello, in rappresentanza del Comune di Milano.

C’era anche, secondo la mia impressione, qualche “infiltrato”; non per niente le ottanta presenze previste per il successivo buffet sono diventate, non si sa bene come, centoventi. Ma che importa, siffatte minuzie lasciamole al Prefetto e al Tesoriere: sono stati eletti per questo! In fondo, se anche veramente ci fosse stato qualche portoghese, non farebbe che del bene, continuando la nobile arte milanese dello scrocco.

Qualche decennio fa, quando ancora non esisteva il Fuorisalone, ma c’erano già molti cocktail, buffet e presentazioni varie, esisteva un simpatico personaggio con abiti sdruciti e rattoppati, scarpe scalcagnate, barba di due settimane e capelli di non si sa quando, cappello alla diotistrafulmini, portamento curvo e traballante, che faceva coscientemente il giro delle varie presentazioni, e in ognuna il perimetro dei vari tavoli, rimpinzandosi dei loro manicaretti: sembrava Dan Aykroyd, l’agente di borsa rovinato nel film di John Landis Una poltrona per due.

Quello che non poteva consumare sul posto, il buon Louis Winthorpe III de noantri lo metteva in una delle tasche sformate della giacca. L’architetto Agnoli, che da buon toscano aveva la battuta pronta, lo battezzò un giorno El Tasca; ed El Tasca rimase per sempre.

Scherzi a parte. Gli spettatori, dopo la serie di interventi (breve, ma succosa, con uso di diapositive in PowerPoint e filmati per illustrare i vari argomenti) sono stati guidati, a gruppi di venti alla volta, a vedere la Palma finalmente restaurata.

È stato un momento di commozione, di fronte a quell’opera collocata nel centro esatto della nostra città, nel luogo da cui si sono snodati più di duemila anni di storia.

Per restaurare la Palma, foglia per foglia, millimetro per millimetro, si è reso necessario il triplo del tempo impiegato per realizzarla, e le amorose cure delle ragazze della Scuola di Restauro.

È un simbolo, un segno tra i tanti di cui la scultura è caricata: le opere della pace valgono più della guerra.

Con la certezza che il Rotary non lo lascerà cadere.

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Di Riccardo Santoro

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