15 aprile 2019

Dott. Francesca PasinelliDirettore Generale Fondazione Telethon)

E’ stata una serata particolare quella di ieri sera, è stato l’incontro con una attività di ricerca intesa in modo etico nell’ambito di una vera realtà no profit: Telethon.

Telethon si occupa di malattie rare, di quella parte di sofferenza che interessa una percentuale ristretta di popolazione e che la ricerca tradizionale trascura perché di scarso impatto e ritorno economico.

Ce ne ha parlato la dott.ssa Francesca Pasinelli che di Telethon è il Direttore Generale.

Chi è Francesca Pasinelli ce lo dice lei stessa: “ Sono nata a Brescia nel 1960. Dalle mie origini ho preso il gusto per la concretezza, il bisogno di sapere che le cose si realizzano, penso che l’etica del lavoro sia un modo di fare a volte asciutto che alcuni possono percepire come burbero ma credo, in ultima analisi, genuino. Dopo la laurea in farmacia ho lavorato per quasi 20 anni nell’industria farmaceutica . Di quell’esperienza mi è rimasta una formazione professionale rigorosa, ispirata ai modelli anglosassoni e la volontà di far sì che tutto il lavoro sia finalizzato alla messa a punto di una cura. Nel 1996 sono approdata al non profit come direttore scientifico della Fondazione Telethon di cui sono direttore generale dal 2009. Lavorando per Telethon ho imparato che cosa significa dover rispondere ai bisogni di una comunità.”

Leggi tutto: 'L'impegno di Fondazione Telethon nella ricerca scientifica'

18 febbraio 2019

Serata con Giacomino di Busto Garolfo del trio Aldo, Giovanni e Giacomo.

E’ stata una serata diversa dal solito quella trascorsa in compagna di Giacomo Poretti. Della sua attività con i famosi compagni di avventura Aldo e Giovanni è già tutto quasi noto, ma quello che ci ha regalo ieri Giacomo è una parte di sé, poco nota ai più.

Non solo un comico quindi, ma anche autore ed interprete di spettacoli teatrali (‘Fare un anima’), scrittore (‘Alto come un vaso di gerani’, ‘Libro sulla Misericordia’, ‘Al Paradiso è meglio credere’), insomma un personaggio la cui scelte artistiche sembrano ricondotte alla ricerca di qualcosa di più profondo. Un qualcosa che già aveva ricercato con i suoi compagni di lavoro e che si concretizza in un impegno nel sociale forte e continuativo. Un obbligo quasi morale, quello che sembra guidare Giacomo, legato alla semplici origini, alla fatica e difficoltà del lavoro: infermiere per 10 anni a Legnano lui, tecnico SIP-addetto al cambio del disco combinatore Aldo e ‘tutto fare’ Giovanni.

Nessuno di loro poteva immaginare un successo del genere e dove sarebbero arrivati; da qui il bisogno e la necessità di fare qualcosa per le persone in difficoltà. Iniziano così insieme a sostenere diversi progetti che poi proseguiranno in autonomia.

La prima attività che sostengono insieme è quella del prof. Zucco Specialista in anestesiologia e rianimazione dell’Ospedale di Garbagnate, che con la Fondazione Antonio e Luigi Palma fonda i primi Hospice: centri per l’assistenza ai malati terminai, ovvero veri e propri centri residenziali di cure palliative per i pazienti allo stadio finale della propria malattia.

Poi un progetto per i bimbi ammalati di Epilessia per cui i farmaci non sarebbero più stati efficaci e per i quali sostengono la spesa economica di una terapia chirurgica.

Quindi il progetto Portofranco onlus: un centro di aiuto allo studio, rivolto agli studenti delle scuole medie superiori nato circa 10 anni fa. Grazie alla presenza di circa 300 volontari, fra docenti in attività e in pensione, professionisti e studenti universitari, Portofranco offre gratuitamente aiuto nello svolgimento quotidiano dei compiti, nel recupero dei debiti formativi e delle conoscenze disciplinari. Complessivamente vengono effettuate circa 15.000 ore di lezione all’anno a circa 1.500 ragazzi di cui circa 300 stranieri.

Ultima in ordine di tempo (dicembre 2018), la trasmissione ‘Scarp de tenis’ su TV 2000 – incontri sulla strada - di cui Giacomo è conduttore e narratore. Con il suo carisma e la sua verve ha accompagnato il telespettatore in alcuni tra i luoghi simbolo del buon cuore milanese.

Quattro, come le puntate, i luoghi che Giacomo ha visitato: il Refettorio Ambrosiano, gestito dalla Caritas Ambrosiana e situato nello storico quartiere di Greco, la Casa di Accoglienza Enzo Jannacci in viale Ortles (la trasmissione prende il nome da una famose canzone dello stesso Jannacci), il Rifugio Caritas di via Sammartini nei pressi della stazione Centrale, ed infine la Ronda della Carità e della Solidarietà, onlus che da vent’anni aiuta i senzatetto della città e che ha la propria sede nel quartiere di Lambrate. In questi diversi luoghi l’artista ha dialogato con gli ospiti, improvvisato gag, ha lanciato servizi di approfondimento con le storie di Scarp curati dalla stessa redazione.

Un viaggio quello di Giacomo dentro la nostra bella Milano, che come lui stesso dice: “...miracolosamente un po’ lontana dalle altre città italiane, che dopo Expo sembra attraversare un nuovo Rinascimento. La città della Moda, dell’Happy Hour, del salone del ‘comodino’, ma soprattutto la città del cor in man....”

Stimolato dalla domande dei Soci, Giacomo ci regala ancora qualcosa di sé, due fatti della sua vita che hanno segnato un profondo cambiamento, come dice lui: “...quelle cose che ti capitano nella vita per cui in un attimo ti si condensa tutto... quello che sei e quello che decidi di essere....che cambia tutto in un attimo...”

1978 circa, anni di piena contestazione politica, Giacomo ha 20 anni ed è di ‘sinistra’ perché così gli sembrava di cambiare il mondo. E’ sabato, a Legano in piazza c’è una manifestazione: ‘fascisti’ a destra e ‘comunisti’ a sinistra. I ‘Fascisti’ di numero inferiore iniziano a scappare. Uno rimane solo inseguito da 10 ‘comunisti’ tra cui Giacomo, corrono forte, l’intenzione è chiara: prenderlo e fargli molto male. In Giacomo, scatta qualcosa, un sentimento di angoscia e la speranza di non raggiungerlo mai...perché in fondo fargli del male non era la cosa giusta.....Fortunatamente non sarà mai raggiunto dal gruppo. (ricordo ripreso nel libro ‘Alto come un vaso di gerani’).

1980 – 1° Maggio Manifestazione in piazza Duomo. Piove e con l’ombrello in mano ed un amico, Giacomo arriva in piazza, ma nella Manifestazione vuole introdursi anche un gruppo di CL. Assolutamente inaccettabile. Con l’ombrello in mano pronti ad ‘attaccare’ Giacomo si gira e si trova davanti il suo professore di medicina. Si guardano un attimo, anche lui ha l’ombrello alzato.....ma tutti e due lo abbassano. Anche qui si innesta una consapevolezza: la scelta di non dar sfogo alla violenza. 

Insomma due momenti nella vita di Giacomo che segnano un cambiamento e l’iniziano ad un percorso di ricerca personale che ritroviamo nei suoi spettacoli e nei suoi libri: la ricerca della Fede, di Dio, di qualcosa oltre noi stessi. 

Allora se dovessimo chiederci, cosa accomuna Giacomo Poretti al Rotary Milano Aquileia, a questo punto la risposta potremmo dire è facile: è il servire, quel servire che si concretizza non solo in una donazione o sostegno economico, ma che è una presenza viva e costante sul territorio milanese. Un aiuto concreto che stasera eccezionalmente, con estrema umiltà ed ironia, Giacomo ha voluto condividere con noi, certo che avremmo compreso il senso ed il valore.

Come diversi soci hanno già detto ieri sera: grazie Giacomo per averci ricordato il significato profondo dell’essere Rotariano.

4 febbraio 2019

Oratori  Matteo Gherghetta e Lucia Bellaspiga presentati da Alberto Gatteschi promotore dell’evento.

 

Per comprendere appieno le ragioni per le quali il Parlamento italiano istituì, con la legge n° 92 del 30 marzo 2004, il “Giorno del Ricordo”, che, celebrato ogni anno il 10 febbraio, rievoca l’esodo di 350000 Italiani dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia, é necessario rammentare, sia pur sommariamente, eventi cruciali del ventesimo secolo.

La Prima Guerra Mondiale terminò con l’annessione di Trieste, Gorizia, Istria, Zara e Fiume al Regno d’Italia: era così frustrato sia il progetto di creare all’interno del disintegrato impero asburgico una componente slava che avesse il controllo di queste zone mistilingue nell’ambito di un riassetto federalista (Impero austro-ungarico-slavo) sia il proposito di inglobare queste province, comprese le località in cui gli Italiani rappresentavano la maggioranza della popolazione, nel neonato Regno dei Serbi, Croati e Sloveni (denominato Iugoslavia nel 1929).

La Seconda Guerra Mondiale investì la Jugoslavia nell’aprile 1941, allorché le truppe italo-tedesche sconfissero rapidamente il regno dei Karadeordevich, incontrando il favore di collaborazionisti locali (in particolare gli Ustascia croati di Ante Pavelich). La resistenza iugoslava agli occupanti aveva due anime: una comunista, guidata da Tito,e una nazionalista, I Cetnici; l’una auspicava, a Guerra finite, una nuova Iugoslavia socialista e federale, l’altra la restaurazione della monarchia serba. Le due fazioni cominciarono presto a combattersi e I nazionalisti collaborarono con le truppe italiane in funzione anti-comunista. L’attività partigiana dei seguaci di Tito si dimostrò sempre più efficace: attentati, imboscate, assalti a presidi isolati comportarono la reazione e la rappresaglia delle truppe regolari, aumentando, da una parte, l’avversione, nei confronti degli Italiani, dell’incolpevole popolazione civile, atterrita da deportazioni, fucilazioni e incendi di villaggi e accrescendo, dall’altra, la simpatia per la resistenza comunista. Si giunse così alle tragiche giornate successive all’8 settembre   e all’eccidio di decine di persone (italiane), I cui resti furono in seguito recuperati nelle foibe istriane. Il controllo tedesco sulle province di Udine, Gorizia, Trieste, Lubiana, Pola, Fiume, esasperò la repressione antipartigiana. Tito era ormai riconosciuto dagli anglo-americani come il leader della lotta antinazista nella Iugoslavia occupata. Il 30 aprile 1945 il Comitato di Liberazione Nazionale di Trieste scatenò l’insurrezione antinazista, costringendo le truppe tedesche ad asserragliarsi in alcune postazioni difensive in attesa di arrendersi a un esercito regolare; l’indomani , però, arrivarono nel capoluogo giuliano le truppe del IX corpo dell’esercito di liberazione nazionale iugoslavo, che esautorarono i comandi partigiani italiani e dichiararono l’annessione unilaterale. Quaranta giorni di terrore colpirono la Venezia Giulia e Fiume, provocando un numero ancora indefinite di vittime da parte di coloro che Palmiro Togliatti aveva definito “liberatori”. Tale indeterminatezza é dovuta al fatto che ex-fascisti, militari della RSI arresisi, esponenti della resistenza patriottica e la potenziale classe dirigente autoctona, capace di organizzare un’opposizione democratica al progetto annessionistico, furono spietatamente eliminati in molteplici modi (buttati nelle foibe, annegati, fucilati, morti di stento in campi di concentramento). Nel territorio sotto controllo iugoslavo si sviluppò un sempre più evidente processo di annessione e proseguì la persecuzione dell’elemento italiano,che cercava di opporsi. Il confine stabilito a Parigi il 10 febbraio 1947 assegnò alla Iugoslavia comunista l’Istria, Fiume, Zara e l’entroterra di Gorizia e Trieste. Nelle terre cedute migliaia di giuliani, fiumani e dalmati optarono per la cittadinanza italiana e abbandonarono le terre in cui vivevano da secoli.

Leggi tutto: L'ESODO DEGLI ITALIANI DALL'ISTRIA, FIUME E DALMAZIA DURANTE E DOPO LA SECONDA GUERRA MONDIALE"

11 febbraio 2019

Francis Morandi

L’amico Francis Morandi, con il figlio Carlo ci hanno intrattenuto in materia di Banche: un settore poco amato (né dai cittadini, né dagli imprenditori, né dai politici) ed oggettivamente in profonda crisi (non solo il Italia).

Ci hanno dapprima illustrato alcune statistiche specifiche: le Banche in Italia in vent’anni sono scese da oltre 1360 a 516 (a molte meno saranno entro i prossimi due anni, grazie a nuove previste concentrazioni), i Bancari da 376.000 a meno di 280.000 ed i Non Performing Loans hanno raggiunto nel 2015 l’astronomica cifra di 341 miliardi di euro, massacrando i conti economici e le capitalizzazioni. Essi derivano dalla crisi economica generale, ma anche da politiche creditizie “imprecise” e dall’inefficienza nei recuperi, dovuta anche alle lungaggini della nostra magistratura.

Inoltre in Italia le aziende industriali e commerciali stanno progressivamente ricorrendo anche ad altre fonti di finanziamento (10 anni fa erano per il 94% bancarie contro il 73% attuale e circa 50% proprio dei Paesi anglosassoni, dove è più sviluppato il Direct Debiting, il Peer to peer e il cosiddetto “Shadow banking”). Il return con equity del nostro sistema bancario è mediamente compreso tra lo 0-2%, contro un 2-4% dell’Europa, tra il 6-7% del Nord America e il 9-12% delle Banche cinesi (per buona parte nate già digitali). La capitalizzazione di borsa dei titoli bancari italiani è inferiore del 43% ai valori di libro ed oggi gli Istituti di credito purtroppo trovano enormi difficoltà a reperire nuovi capitali, in qualsiasi fattispecie articolabili.

Una Nazione e una buona economia non possono crescere senza buone Banche.

Leggi tutto: “COME VANNO LE BANCHE IN ITALIA?   IL LENTO PERCORSO VERSO L’INNOVAZIONE ED IL DIGITALE.”

21 gennaio 2019

Per la nostra conviviale di lunedì 21 scorso ci siamo ritrovati alla TERRAZZA, il ristorante all’ultimo piano dell’Hotel Galles in piazza Lima, che ci ha messo a disposizione in esclusiva la sala - idonea ad ospitare 140/150 commensali - con vista panoramica dello skyline cittadino.

Grazie al prezioso operato del nostro Prefetto, i presenti hanno così potuto degustare una serie di proposte gastronomiche estremamente interessanti, il menu propostoci spaziando dalla millefoglie di melanzane, crostacei e bufala al risotto con zucca e guanciale, dal cappone farcito con funghi e tartufi allo strudel col gelato, il tutto annaffiato da spumante e sangiovese. Per l’occasione, considerata l’attualità dell’argomento “nuova sede” data l’imminenza del trasferimento del Club dall’Hotel de la Ville verso altri lidi, si è scelto di chiedere a quei soci che hanno gentilmente aderito all’invito di intrattenere l’uditorio con racconti, ricordi, aneddoti relativi alle location che in questi 40 anni ci hanno ospitato.

Leggi tutto: LE SEDI DEL R.C. MILANO AQUILEIA NEL RACCONTO DEI SOCI

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