23 OTTOBRE 2017 

Una interessante cavalcata nella storia del teatro italiano e milanese condotta con passione da Fiorenzo Grassi, direttore del Teatro Elfo Puccini dal 2015. Grassi è uomo di teatro a tutto tondo e un manager di grande esperienza; attivo a Milano a partire dagli anni ‘60 del Novecento, egli si è occupato soprattutto di organizzazione teatrale, con significative esperienze anche come attore e direttore artistico. Dal 1970 al 1977 è presidente e direttore del Teatro Uomo di Milano, il primo importante teatro di ricerca in città, che è stato in grado di svecchiare la scena  milanese e il gusto di molti spettatori.

L’ intervento del relatore ci ha dapprima  condotto al passato, tra Seicento e Settecento, epoca in cui  il teatro ha vissuto con vivacità il formarsi di artisti che con le loro compagnie si muovevano da un luogo all’altro spesso proponendo una comicità abrasiva, finanche  critica del potere politico o di quello della Chiesa. 

Nell’Ottocento (“secolo in cui c’è più buio che luce”, secondo Grassi) il teatro è al tempo stesso manifestazione musicale e drammatica. Il teatro è concepito come luogo di incontro e come mezzo per comunicare qualcosa di nuovo: i processi creativi di quel periodo ci hanno regalato grandissimi attori il cui lavoro era perlopiù legato a una struttura familistica. Da lì sarebbe nata la figura del capocomico.

Tra il tardo Ottocento e i primi decenni del Novecento si sviluppa sempre più il concetto di teatro come strumento di formazione ed informazione, anche se con l’avvento del fascismo la censura imposta dal regime (“il teatro poteva far male”) ha in qualche modo limitato questa sua naturale vocazione.

 

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Di Riccardo Santoro

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